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La funzione del medico nel popolo nuovo


Sono passati ormai otto mesi da quando, dopo aver detto sì al Signore che ci chiedeva questo servizio, abbiamo iniziato gli incontri sulla medicina nuova che portiamo avanti una volta al mese in comunione tra medico, sacerdote e popolo. Dopo questo periodo abbiamo sentito il bisogno di guardarci indietro ripercorrendo la strada fatta, per cogliere in profondità in che modo il Signore ci ha condotto e a cosa vuole aprirci. L’impulso dello Spirito Santo ci ha spinti a iniziare e siamo partiti con delle idee che poi un po’ alla volta il Signore ha trasformato. Abbiamo sperimentato che quel “qualcosa” che lo Spirito Santo mette in noi ce lo fa capire nel vivere giorno per giorno portando avanti concretamente il servizio. Possiamo affermare con sicurezza che stiamo sfondando le porte della nuova medicina. Se ci guardiamo attorno osserviamo che ci sono tante teorie nella medicina alternativa che parlano di spirito, anima, corpo ma la novità in questo cammino della medicina nuova è la centralità di Gesù Cristo, è la guarigione o meglio, la risurrezione che può avvenire solo se ci offriamo a Gesù, se gli permettiamo di entrare profondamente in noi e trasformarci. E’ il nostro pensiero umano ciò che Egli più deve trasformare in noi per condurci ad avere il pensiero di Cristo. E’ un cambio totale del nostro modo di vedere, pregare, valutare le cose. E’ un entrare nel modo di ragionare di Dio per comportarsi come Lui. Gesù è venuto a liberarci dalle nostre infermità, dal peccato e dalla malattia perché Dio vuole che i suoi figli siano sani in tutti i sensi e il Salvatore è venuto per ridonarci questa possibilità. Egli ha assunto la nostra natura umana, simile a noi in tutto eccetto il peccato e permettendo a Gesù di trasformare il nostro pensiero, sarà possibile vincere il peccato e la malattia. Un popolo nuovo con il suo medico e il suo sacerdote, che vive così la comunione tra i suoi membri e con la chiesa dell’ universo, diventa un corpo, il Corpo di Cristo che ha il potere di affrontare e vincere il male.



Desidero ora condividere come Gesù, attraverso la comunione di tutti, ha trasformato il mio pensiero di medico in questi pochi mesi.


-Se in uno dei primi incontri avevo detto che per noi medici era una grazia aver provato sulla nostra pelle la malattia o la difficoltà di aver accanto un parente malato, per poter farci prossimi ai nostri pazienti, ora penso che un medico debba continuamente sentirsi malato, non tanto fisicamente, ma bisognoso di essere trasformato dal Signore.

–Se otto mesi fa mi era chiaro il fatto di essere inseriti nella chiesa dell’universo e di lavorare in comunione con tutti gli strumenti, un po’ per volta il Signore ce l’ha fatto toccare con mano. Ora mi rendo conto che non mi è possibile portare avanti il servizio di medico se non vivo in profonda comunione col sacerdote, se non c’è comunione col paziente e col popolo, se non sono veramente unita al Nucleo Centrale, ai fratelli fedeli, agli angeli e ai santi. Quando siamo uniti nello stesso spirito è presente tra noi uno scambio e un aiuto reciproco e la vita di Dio può scorrere toccando chi è disposto ad accogliere la sua azione.


–Anche per quanto riguarda il servizio in me c’è stata un’evoluzione: otto mesi fa ero certa che il servizio del medico fosse un servizio come tutti gli altri e questo lo ribadisco, ora però vedo anche come ogni servizio completi l’altro, così come tante molecole d’acqua che, muovendosi assieme, arrivano a formare una goccia, un torrente, ma non possono muoversi una senza l’altra.


Mi è sempre più chiaro che il medico del popolo nuovo deve operare in comunione con tutti gli altri membri del popolo nuovo, sia quelli sulla terra che quelli nell’universo, perché il malato deve tornare a far scorrere la vita di Gesù Cristo dentro di lui per trasformarsi e ciò è possibile se c’è un popolo che lo accompagna con la sua offerta, che desidera per primo risorgere e compiere i passi necessari. E’ importante che ogni servizio sia vissuto da tutto il popolo nello stesso Spirito di Cristo affinché l’azione di uno completi quella dell’altro e il malato possa cogliere la vibrazione di Dio che fluisce attraverso il servizio del medico, del sacerdote, della cuoca, del cantore o del musicista… Per questo personalmente ho scelto di non esercitare più al di fuori del popolo nuovo, in quanto ho capito che solo in questo contesto il mio lavoro può portare frutto ed aiutare le persone ad andare verso Cristo, attraversando e vincendo con Lui la malattia.

COME IN CONCRETO SI SVOLGE IL NOSTRO SERVIZIO?

COME LE NOSTRE SPECIFICITA’ SI COMPLETANO NELLA COMUNIONE?

Abbiamo innanzi tutto visto che una grazia specifica accompagna chi svolge un determinato servizio. Egli sia sacerdote, medico o altro membro del popolo non lavora per se stesso o per una gratificazione personale ma lavora per Gesù, con Gesù, attraverso Gesù e deve continuamente cercare di entrare nel pensiero di Dio, per portare il paziente a Gesù e mai a se stesso. Si lavora solo in comunione. E’ indispensabile che anche il paziente aderisca al popolo nuovo, riconosca l’azione del Nucleo Centrale e degli strumenti straordinari, il sacerdote nuovo, il medico nuovo, l’offerta e l’integrità della vita, la comunione.


Negli articoli precedenti (ansia, depressione) abbiamo parlato di spirito, anima, corpo e della dinamica che intercorre tra essi. Qui ricordiamo che l’energia primaria, ossia la vibrazione della vita che proviene dalla ss. Trinità, ci dona in continuo vita e benessere. Essa è immessa in noi dal momento del concepimento ed è la risultanza dell’azione della luce, del suono e del calore. Dio Padre immette nel nostro spirito la luce e lo Spirito Santo armonizza in noi questa luce con quella che proviene dall’esterno, ad es. dal sole. Essa illumina la nostra anima e poi la nostra mente. Dio Figlio parla dentro di noi con la vibrazione della sua Parola e lo Spirito Santo armonizza in noi la Parola di Gesù con i suoni che provengono dall’esterno. Dio Spirito Santo trasmette il calore dell’ amore della ss. Trinità e persino le variazioni di temperatura che provengono dall’esterno vengono armonizzate in noi dall’azione dello Spirito Santo. Questa energia primaria tocca il nostro spirito, la nostra anima e il nostro corpo e deve scorrere in continuo dentro di noi. In tal modo ci purifica, ci armonizza, ci difende dal male che viene dall’esterno. Si procede verso l’ armonia cercando di essere il più possibile vuoti di noi stessi per consentire all’energia primaria di scorrere dentro di noi. E’ necessario quindi lasciar aperti i canali di comunicazione tra spirito, anima e corpo. Purtroppo a volte questo non avviene col risultato che si formano in noi dei blocchi e nel nostro corpo, che è la parte più esterna e tangibile di noi, si manifestano dei sintomi e insorge una malattia.




E’ a questo punto che il malato si presenta al medico esponendo i sintomi che lo affiggono. Il medico sa che essi sono la manifestazione di “un qualcosa” che va ricercato assieme. Inizia allora a dialogare col malato, a fargli delle domande, a capire cosa è successo, quando si è manifestato il sintomo, cosa sta avvenendo nella vita del paziente, per poter assieme ricercare quali cause abbiano provocato quei blocchi nel passaggio dell’energia primaria e individuare cosa c’è bisogno di cambiare E’ evidente che il paziente deve avere piena fiducia nel medico e viceversa.


Quando e perché si formano in noi questi blocchi?

A volte sono ferite profonde, anche antiche, che hanno raggiunto la nostra anima, che in essa si sono depositate e alle quali non abbiamo ancora permesso di essere raggiunte dall’ azione dello Spirito Santo. Infatti tutto ciò che giunge a noi dall’esterno, attraverso il corpo, arriva all’anima e l’anima dovrebbe comunicarlo allo spirito per essere purificata. Se l’anima non è immersa nello Spirito Santo trattiene tutte le ferite, le voci, le azioni che ha subito attraverso il corpo. Il Signore vuole toccare tutte queste ferite, subite dal concepimento in poi, col suo tocco risanante, ma spesso capita che in noi la paura di rivivere o rivedere certe situazioni è talmente forte che blocchiamo l’azione di Dio, gli diciamo “no”.

Naturalmente è un no inconsapevole, generato dalla paura, perché magari abbiamo subito qualcosa di tremendo.

Qui il medico può davvero aiutare il paziente e assieme venire aiutati dal sacerdote.

A questo punto la fede, l’apertura a ciò che il Signore sta facendo, la fiducia in Lui fa sì che il Signore trasformi l’anima e, pian piano anche i brutti ricordi guariscono. Spesso Gesù ci guarisce senza che neanche ce ne accorgiamo, senza mostrarci fatti specifici o peccati che per noi potrebbero essere traumatici . Se invece siamo chiusi in noi stessi e il pensiero della nostra anima è ripiegato su di noi, sui nostri problemi, se non viviamo l’offerta a Dio, l’integrità e la comunione, l’anima forma un pensiero proprio che è diverso dalla realtà e si stacca da Dio.


Questo è un pericolo concreto e, quando la nostra anima elabora un pensiero proprio, solamente sottomettendosi a quella comunione che scaturisce dall’incontro nello Spirito Santo tra medico e sacerdote o tra le persone del nucleo che fraternamente ci mostrano l’errore, si apre quello spiraglio che ci permette di uscirne. Spesso è un non perdono, magari nascosto o mascherato, che impedisce all’azione trinitaria di passare. A volte è necessario scovare e guardare assieme al paziente dove egli, per svariati motivi, non vuole far scorrere la comunicazione tra anima e spirito.


Può capitare anche che il passaggio vibrazionale della vita trinitaria sia così forte, intenso, potente, trasformante in noi, che fa paura e, ancora una volta, preferiamo bloccarlo.

Oppure lo si vuole bloccare perché la guarigione del Signore è resurrezione e si preferisce restare nell’ombra della morte piuttosto che fare quella fatica che darà una svolta decisiva alle nostre abitudini o scelte.


Capita ancora che siano situazioni di vita sbagliate o non adatte a noi che debbano essere semplicemente eliminate o cambiate per far scomparire i sintomi, segni di un disagio.

Medico e paziente assieme iniziano così a circoscrivere cosa è accaduto nella vita del paziente, quando e in che occasione si è manifestato un determinato sintomo, quali possono esserne le cause, cosa è necessario cambiare.

Durante tutta questa fase il medico consegnerà in spirito tutto ciò che emerge nelle mani del sacerdote, consapevole di vivere con lui una profonda comunione e di essere sostenuto dalla sua offerta. Anche il paziente si dispone a mettere nelle mani del sacerdote ciò che emerge dal lavoro fatto col medico.

Successivamente il medico scambierà col sacerdote l’essenziale di ciò che ha colto durante la visita.

Specifico del sacerdote è accogliere quelle realtà che sono emerse, offrirsi e presentarle al Signore.

Anche il paziente non sarà passivo ma, una volta evidenziate nel colloquio col medico le difficoltà, se ad esempio emerge un peccato, un non perdono, un’incapacità a perdonare, si recherà concretamente dal sacerdote, non raccontando di nuovo a lui tutta la sua vita come ha fatto col medico, ma mettendo nelle sue mani quel peccato, quell’ incapacità a perdonare, diciamo così, il frutto del lavoro svolto col medico,e il sacerdote si offrirà e lo consegnerà al Signore.


E’ così che nella preghiera e nella s. Messa tutto verrà portato sull’altare, dove c’è un sacerdote servitore che si offre, ma anche un popolo sacerdotale che si offre. Tutto verrà consegnato a Gesù, sommo sacerdote, che si offre e lo porta al Padre, il Padre manda lo Spirito Santo a risanarci, a liberare la nostra anima e il nostro pensiero. Questa è l’azione del vortice trinitario: l’Amore che scorre tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo e che avvolge tutte le creature.


Il malato poi sarà avvolto dall’amore che scorre in un popolo: quando mangerà si sazierà di un cibo coltivato e cucinato con amore e benedetto, dormirà in una camera dove è stata impressa la benedizione da chi la puliva, potrà godere di un giardino dove la comunione e l’amore di chi se ne prende cura sarà palpabile, nella liturgia i canti e la musica gli apriranno l’anima all’azione del Signore, avrà accanto madri, padri, fratelli e sorelle.

Ogni passo che il malato compierà nel suo cammino di resurrezione sarà un aiuto per l’intero popolo.


Questo il percorso che in noi giorno per giorno si è fatto più chiaro. Al nostro sì, alla risposta di un popolo unito che si è mosso, è seguita la conferma degli arcangeli s.Michele e s. Uriel che così si sono espressi riguardo la medicina: “Questo santuario sarà protetto da me in modo speciale. Accanto a me opererà s. Uriel con le sue schiere…S. Uriel ha anche il compito…di proteggere la salute dell’umanità. Perciò l’acqua che qui deve sgorgare materialmente ma, soprattutto, spiritualmente dai vostri cuori, guarirà molti. Qui i medici del popolo nuovo lavoreranno per aiutare tutti voi e quanti desiderano guarire veramente a trovare la strada e risollevarsi in Gesù Cristo. Dico a tutti voi e particolarmente ai medici che non c’è guarigione del corpo se prima non avviene una trasformazione della vita. Tutto parte dall’anima e dallo spirito dell’uomo. Quando l’uomo accetta di essere trasformato da Dio, tutto guarisce, dentro e fuori. Perciò questo Santuario non sarà come quello di Lourdes, dove spesso le persone cercano guarigioni miracolose, quasi magiche. Qui verranno le persone che vogliono appartenere a un popolo nuovo, che accettano di essere trasformate a immagine di Cristo nel Cuore Immacolato di Maria, allora quest’ acqua laverà prima di tutto i peccati e poi tutti i mali.”(s. Michele)


“Fratelli e sorelle, anch'io vi benedico. Desidero aggiungere alcune parole a quelle di San Michele, dal punto di vista della guarigione della persona. È vero che non c’è nessuna guarigione del corpo se prima non avviene la guarigione della vita. Dio imprime in voi la vibrazione della vita nel momento in cui vi crea. Essa vi alimenta, vi mantiene sani e armoniosi. Quando il male si infiltra in voi a causa del peccato vostro o del peccato del mondo o a causa delle vostre scelte sbagliate di vita, quando fate compromessi con la verità, la vibrazione della vita si altera; l’energia vitale non scorre più come dovrebbe e il corpo si ammala. Quando il corpo si ammala, vuol dire che c’è una malattia nell’anima. Questo però non vale per tutti: ci sono malattie e dolori che non hanno nulla a che fare con il peccato ma che rientrano nel misterioso disegno di Dio. Egli affida talvolta ai suoi santi dei dolori o delle malattie, non per farli soffrire ma per un'esigenza di espiazione. Così molti santi espiano i peccati del mondo. Queste sono però eccezioni. In linea generale quando il corpo si ammala è perché c’è un vizio o un peccato e questo potete vederlo facilmente: è infatti evidente che chi fa uso di droghe, as esempio, prima o dopo si ammala o chi ha una vita sessuale disordinata, prima o dopo si ammala, chi ha un affetto disordinato, prima o dopo si ammala e fa ammalare gli altri, spesso arriva ad ucciderli. Sappiate che il Signore vi vuole sani. Il popolo di Dio è destinato ad essere sano, felice, gioioso, armonioso, perché questa è la prima testimonianza. Perciò io sarò presente qui con i miei angeli e con il mio gruppo per aiutarvi, per assistere i vostri medici affinché comprendano come indirizzare il vostro spirito a scacciare la malattia. ” (s. Uriel)

Viviamo gioiosi, sostenuti dall’amore della ss. Trinità e dal desiderio di compiere la sua volontà. Abbiamo come cardini del nostro cammino la vita offerta a Gesù attraverso Maria ss., l’integrità della vita e la comunione.


Nella luce di Dio e nella comunione ci imbattiamo nei nostri limiti e peccati che presentiamo e offriamo a Gesù. Abbiamo sperimentato essere Grazia davvero grande, quando riconosciamo e portiamo sull’altare una malattia, una difficoltà, un peccato fatto o subito, che diventano un punto di forza per innumerevoli anime simili a noi, sia di vivi che di defunti, che si trovano nelle nostre stesse difficoltà. Esse infatti, vedendoci simili a loro e

constatando che noi ce la stiamo facendo in un cammino di risurrezione, si affiancano a noi, prendono speranza, trovano un appoggio e un esempio per uscire dalla loro palude. Quindi il nostro camminare verso la resurrezione è un fortissimo aiuto per loro e la nostra offerta per loro tornerà come aiuto anche per noi. Sperimentiamo così, nelle nostre debolezze, peccati e malattie, ciò che viveva s. Paolo dicendo: ”Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo… Quando sono debole è allora che sono forte! (2 Cor. 12, 9-10)


GUARDANDO IN AVANTI….

Vogliamo continuamente mettere nelle mani del Signore la medicina nuova, così come ogni altro servizio, perché vogliamo farci guidare da Lui in questo processo di trasformazione che inizia qui, ora, ma avrà il suo culmine solo nella Nuova Creazione e saremmo contenti se, tra otto mesi, vi potremmo dire: “Il Signore ci ha ribaltato tutto!”

Ribadiamo che la guarigione che noi desideriamo accompagnare consiste in questo processo di trasformazione per risollevarsi in Gesù Cristo, che parte dal paziente che si lascia lavorare da Lui e vive in comunione col popolo di Dio.


Ricordiamo quanto già affermato altrove: c’è chi vive risorto se pur fisicamente malato, e c’è chi appare sano nel corpo ma malato dentro.

Una malattia ci può anche condurre alla morte fisica, passaggio in ogni caso obbligatorio per ciascuno di noi, ma possiamo morire da veri figli di Dio, fratelli di Gesù, guariti nell’anima e risorti! Che il Signore ci doni una sorella morte così!

Rubrica
a cura del nucleo dei medici
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