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La Sessualità nel Pensiero di Dio



L’argomento che tratteremo questa volta è la sessualità nel pensiero di Dio. La sessualità non è il sesso, è la nostra armonia, il nostro rapporto vivo con Dio che ci permette di vivere una relazione sana gli uni verso gli altri, uno scambio vivo che possiamo anche chiamare comunione. Siamo nati da un atto d’amore perfetto che è l’amore che scorre tra il Padre e il Figlio nello Spirito Santo, siamo stati creati dal Dio Trino e Uno, un Dio che ha bisogno di amare e di essere amato. Siamo stati creati a immagine e somiglianza di Dio e ognuno di noi porta in sé il bisogno dell’altro: un bisogno sano però! I tre bisogni più profondi impressi in ogni essere umano sono quelli di essere felice, di mangiare-bere- dormire, di procreare. Sulla Terra noi dobbiamo fare i conti con lo spirito di questo mondo e il nostro peccato personale, con Lucifero e la sua azione. Possiamo vedere l’aggressività dell’opera di Lucifero quando viene assecondata dall’uomo su questi bisogni fondamentali e le sue conseguenze. Come cristiani possiamo risorgere con Gesù Cristo! Possiamo risorgere anche nella nostra sessualità ferita, sporcata,malata. Tutte le morti in noi possono diventare vita e il Vortice Trinitario, con il nostro sì, può riportare in noi l’armonia e la comunione così come è nel pensiero di Dio. Anche il più grande peccatore o la persona vittima del peccato altrui, se si mette con sincerità davanti a Dio, in un cammino di offerta, ricercando l’integrità e la comunione, risorge ad una sessualità sana, in quel rapporto di equilibrio verso Dio, i fratelli e le sorelle.



IL CORPO

Il corpo è il primo ponte col mondo e canale di comunicazione con l’anima e poi con lo spirito. Attraverso il corpo ci esprimiamo, ci raggiungiamo vicendevolmente, ci riconosciamo, ci accogliamo o ci rifiutiamo. Il corpo esprime la gioia o il disagio che provengono dalla nostra anima e dal nostro spirito. Questo lo sa bene anche la medicina psico-somatica che lega molte malattie fisiche, come tumori, a conflitti a livello profondo. Pensiamo alla differenza tra uno sguardo che lascia passare l’amore di Dio che risana e uno sguardo che trasmette odio o uno sguardo che vuol possedere l’altro. Pensiamo ad un rapporto sessuale vissuto nell’armonia dove entra il vortice trinitario o là dove è abitato da uno spirito di violenza, sopraffazione, mancanza di rispetto, egoismo. Pensiamo a quanto la pornografia o la vista di un atto di violenza, entrando attraverso i nostri occhi, ci raggiunga nell’anima e nello spirito. Col corpo tocchiamo e siamo toccati anche molto in profondità.

Sottolineiamo quindi l’importanza di educare alla corporeità. Il salmo 118 ci dice che il Signore ci ha creati come un prodigio. Questo vuol dire che siamo chiamati ad accettare e amare in modo equilibrato il nostro corpo. Accettare il corpo significa accettarci nella nostra fisicità, nella nostra identità sessuale, accettarci anche quando il nostro fisico è portatore di handicap. Nei capitoli precedenti della rubrica abbiamo già sviluppato l’aspetto dell’ascolto del corpo. Dobbiamo poi rispettare il corpo, permettere che viva in armonia con la natura e con le leggi della vita che emanano dal Vortice Trinitario, in particolare con quelle della luce, del suono, del calore. Dio ci ha dato cinque sensi ed essi vanno usati bene. Ci farà male una musica troppo forte inadatta a noi, mentre potrà edificarci una musica armonica. Ci farà male stare troppo al buio, vivere sempre in ambienti alimentati da luce artificiale, come anche essere sottoposti a turni di veglia forzata senza rispettare il sonno che ci necessita per un sano equilibrio. Anche il contatto fisico è un mezzo che ci mette in comunicazione in diversi modi. Pensiamo ad una carezza, ad un abbraccio, ad uno schiaffo. Nei reparti di maternità si spiega alle neo-mamme quanto sia importante il contatto fisico col proprio bambino dopo la nascita, così come crescendo avrà bisogno di fare esperienza col proprio corpo della realtà circostante esplorando oggetti, spazi diversi e toccando materiali di ogni genere. Anche educare il nostro corpo ad un sano piacere, secondo le leggi di Dio è un aspetto basilare. Dio ci ha creati con una legge che ci orienta ad un piacere armonico. La vista del bello, il sapore di un cibo buono, un profumo, l’ascolto di un suono dolce, il piacere che deriva da un contatto fisico e da un atto sessuale sono insiti in noi. Questo piacere, vissuto secondo le leggi di Dio, ci spinge ad alimentarci, a vivere con dignità, a procreare. E’ stata notata tra gli psicologi una correlazione tra donne che fin da piccole non erano state educate a questi sani piaceri e la loro incapacità da adulte a vivere la sessualità nell’aspetto piacevole, manifestando blocchi e paure. Stiamo attenti ancora a sviluppare con equilibrio l’aspetto fisico e mentale della nostra persona. Già gli antichi ci suggerivano “mens sana in corpore sano”. Educhiamo dunque il nostro corpo per essere strumento nelle mani del Signore!


Il corpo può anche raccontarci la vita di una persona, una storia. E’ stata mostrata ad un gruppo di ragazzi quattordicenni una foto di madre Teresa e una di una fotomodella, chiedendo loro quale preferissero. Hanno risposto madre Teresa perché da quelle mani e da quel volto rugosi hanno colto i segni di una vita donata, il trasparire di una bellezza interiore.



LA RELAZIONE

Desideriamo ora parlare della relazione tra persone nella loro identità di essere uomini e di essere donne.

Partiamo dalla Parola che troviamo nella Genesi: “Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.”… (Gn.1,27) «Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile».(Gn.2,18) «Dio a sua immagine li creò». Significa che noi siamo espressione dell’amore di Dio: io sono espressione di Dio e dono per l’altro e viceversa l’altro lo è per me. Quindi la mia relazione con l‘altro deve sempre partire dalla mia relazione con Dio e da essa è nutrita. Nella misura in cui il mio sarà un sì totale a Dio permetterò all’azione dello Spirito Santo di agire in me, permetterò che l’amore di Dio mi invada e quindi ciò che passerà all’altro sia l’amore di Dio. Non sarà allora una relazione che nasce dall’emotività e dalla razionalità ma sarà un incontro con l’altro nello Spirito Santo.


«Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile»..

Il nostro essere persone è fatto per la relazione con l’altro sia spiritualmente ma anche fisicamente infatti parliamo, tocchiamo, sentiamo e amiamo anche sessualmente. Una sorella di Alfa Centauri dice : “Noi portiamo nell’universo il nostro amore, frutto della comunione autentica di uomo e donna”. Purtroppo sulla Terra il peccato originale ha creato disarmonia in noi e attorno a noi. Essa si manifesta in modo tipico nell’uomo con la prevaricazione e l’aggressività, nella donna con la seduzione, cioè con il volere attrarre l’altro per possederlo. Sono aspetti che hanno origine dal nostro egoismo. Come popolo nuovo vogliamo ritornare all’armonia della relazione, ad un’armonia che è pienezza. La pienezza si raggiunge nell’incontro tra persone complete. Una persona completa non significa perfetta ma che vive l’offerta, è integra, consapevole della propria identità e originalità e cerca la comunione.


«Maschio e femmina li creò».

Siamo creati da Dio maschio e femmina e questa nostra identità sessuale ci coinvolge in ogni dimensione. In quella biologica infatti fin dal momento del concepimento siamo maschio o femmina in ogni cellula, negli ormoni, negli organi genitali (i soli che non funzionano da soli ma sono complementari); in quella del corpo che esprime accoglienza nella donna e spinta verso l’esterno nell’uomo ; in quella psicologica e in quella spirituale. Più noi raggiungiamo la nostra identità in Dio più riusciamo ad entrare in intimità con l’altro liberi da paure e maschere. Il Signore ci ha creati maschio e femmina e in ogni nostra relazione non possiamo prescindere dall’essere maschio e dall’essere femmina. Più vivremo la nostra identità sessuale più aiuteremo l’altro a vivere la sua.



DIFFERENZA MASCHIO E FEMMINA

Analizziamo le differenze sostanziali tra uomo e donna.


Il fisico dell’uomo e della donna ci parlano delle loro differenze:

La donna accoglie, fa posto all’altro, lascia andare, nutre. Pensiamo alla maternità, alla gravidanza, al parto all’allattamento.

L’ uomo va verso l’esterno, ha forza, basta a se stesso. Già nelle società primitive l’ uomo andava a caccia da solo e lasciava la donna a custodire il focolare domestico.

Nonostante i cambiamenti che provengono dalla società questo è radicato in noi: pensiamo ad un maschio debole che non soddisfa la donna, come ad una donna-maschio che disorienta l’uomo.


Anche nell’atteggiamento:

Quello della donna è di accoglienza, decisamente empatico, cerca di capire e condividere il vissuto dell’altro, aiutarlo a portarne i pesi e le sofferenze; la donna sa attendere.

Quello dell’uomo è di direzione, di guida e di autoaffermazione.


Nel parlare :

La donna è più creativa e tende ad esprimersi con metafore.

L’uomo parla alla lettera.

Questo spesso è motivo di incomprensioni. Pensiamo ad una moglie che si esprime astrattamente e al marito che percepisce tutto alla lettera.


Nei bisogni:

La donna cerca comprensione, rassicurazione, ascolto, rispetto.

L’uomo fiducia, accettazione, ammirazione, incoraggiamento.

Notiamo, ad es. dopo una giornata di lavoro, come l’uomo abbia necessità di isolarsi per poi prendere in mano la situazione; mentre la donna sente il bisogno di raccontare subito tutto ciò che le è successo durante il giorno. Sottolineiamo ancora come in una donna che è accoglienza, la mancanza di rispetto dell’uomo possa arrivare a ferirla molto in profondità fino a lacerarla. Così come l’uomo proiettato verso l’esterno ha necessità dell’incoraggiamento e del sostegno della donna.


Quando c’è un problema:

La donna tende ad analizzarlo, a vederne tutte le sfumature, cerca di essere capita e accolta, di poterne parlare per creare sintonia. È creativa, capisce in modo immediato ma più difficilmente giunge alla soluzione concreta.

L’uomo vuole arrivare alla risoluzione del problema, cerca di catalogare le cose, di capirne il funzionamento; ha abilità manuali e pratiche.


Nella vita pratica le tante differenze insite nell’uomo e nella donna possono condurre a due reazioni.

La reazione sana è quella di uno stupore continuo per la diversità e la complementarietà dell’altro che porta all’arricchimento. Anche il limite insito nella propria sessualità, conosciuto e accolto, fa scoprire il bisogno e la bellezza nella sessualità dell'altro.

Ci può essere però anche una reazione negativa, malata che conduce ad uno scontro a motivo della differenza o della paura per la diversità. Osserviamo spesso scenari di disarmonia sessuale in cui le donne tendono a stare e rapportarsi quasi esclusivamente con donne, uomini con uomini, oppure entrambi sono alla ricerca spasmodica della persona dell’altro sesso per conquistarla.


Possiamo vederne alcune cause:

  • La differenza spaventa. Se sono insicuro, la differenza mi crea paura e tendo a relazionarmi solo con un mondo conosciuto. Non conoscendo la reazione della persona dell’altro sesso preferisco non affrontarla.

  • La differenza risveglia in me un’affettività non guarita che mi crea paura. Ci può essere l’attrazione verso una persona dell’altro sesso ma se c’è in me qualcosa che non è risolto mi crea un grosso turbamento e quindi la tengo a distanza per non affrontarlo.

  • La differenza tocca in me una parte della mia mascolinità o femminilità che non voglio vedere. Ognuno di noi ha degli aspetti che sono dell’altro sesso e la relazione con l’altro me li fa vedere ma non sono disposto ad accettarli. Pensiamo al pianto nell’uomo che spesso viene considerata prerogativa esclusivamente femminile e segno di debolezza nel maschio. La tenerezza della donna può risvegliare nell’uomo questo aspetto.

  • Ho vissuto esperienze negative sia nella famiglia che con l’altro sesso; ho subito violenza; ho avuto un’educazione, anche religiosa, inibitoria; voglio possedere.



Anche MOLTE PAURE attraversano le relazioni nel genere umano, a volte bloccandole, sia con persone del proprio che dell’altro sesso.


  • Paura di non essere ascoltato.

  • Paura di mostrare il mio limite. La paura di essere toccati nella propria vulnerabilità facilmente crea odio nei confronti degli altri.

  • Paura di lasciar andare l’altro. L’altro va lasciato quando è giunto alla maturità, come nel caso del genitore che deve lasciare il figlio perché cresca, ma anche del figlio che deve lasciare andare il genitore pronto alla morte. Capita anche che l’altro vada lasciato andare in quel passaggio delicato che è, a volte, l’abbandonarlo a se stesso, alle sue decisioni che possono anche essere contrarie alla nostra e perfino alla volontà di Dio, affinché possa maturare, fare la sua esperienza e prendersi le proprie responsabilità. A volte bisogna permettergli di toccare il fondo perché prenda la decisione di iniziare un cammino di risalita. Questo è un passaggio necessario verso la risurrezione.

  • Paura di chiedere aiuto o di disturbare. Non siamo capaci di condividere la nostra sofferenza con gli altri. Essa è una delle prime cause dell’autolesionismo che diventa così un modo per manifestare quel disagio che mi tengo dentro e non riesco a comunicare. La paura di chiedere aiuto spesso deriva dal fatto che, per essere accolti, pensiamo di doverci mostrare al meglio.

  • Paura di essere rifiutato. E’ una grossa sofferenza sentirsi non amati, soli, rifiutati.

  • Paura di rompere una relazione. Nel perdono la relazione può sempre ripartire. Stiamo attenti che a volte noi inchiodiamo l’altro e non gli permettiamo di camminare perché ci siamo fatti un’idea di quella persona, l’altro si rispecchia in quello che noi pensiamo di lui, e la relazione non può sbloccarsi finché lui non può esprimersi nella propria reale identità.


Alla radice di tante paure nelle relazioni e nella sessualità che non funziona c’è la paura di morire a se stessi, la paura di cambiare e, in ultima analisi, la paura di Dio. Dio è luce e davanti a Lui non può stare nulla di nascosto.



Chiediamoci ora: DA CHE COSA NASCE IN NOI IL BISOGNO DELL’ ALTRO?


Abbiamo visto che non siamo fatti per stare soli; la mia sana relazione con l’altro è uno sviluppo che rende concreta quella che è la mia relazione con Dio, mi lega alla realtà, mi fa uscire da me stesso e mi fa di nuovo andare verso Dio; è partecipazione al Vortice Trinitario. Purtroppo spesso nella relazione è presente molto egoismo : possiamo evidenziarne alcuni punti per essere aiutati a guardarci dentro e a cambiare.

  • Cerco l’altro per il mio bisogno di fare del bene.

Il mio movente non è il bene dell’altro ma il bene che penso io e che in qualche modo mi gratifica. Parte da un profondo egoismo.

  • Cerco l’altro perché soddisfi un mio bisogno di affetto o di sesso.

  • Cerco l’altro perché mi permetta di auto-affermarmi o perché mi gratifica.

  • Anche il non cercare l’altro, credendo di bastare a me stesso, è segno di grossa paura e squilibrio.

E’ chiaro che quando la relazione si basa su questi bisogni che nascono dall’egoismo non sarà mai felice.



CHE COSA PROPONIAMO COME POPOLO NUOVO?


In che cosa, allora, ci caratterizziamo come popolo nuovo rispetto ad altre proposte?

Fondamentalmente vogliamo permettere al Signore di entrare nella nostra vita. A Lui ci offriamo e nella relazione con l’altro verifichiamo anche la veridicità della nostra offerta. La mia offerta sincera a Dio mi spinge a morire a me stesso, a dare la vita per il mio fratello, a pregare per lui, offrirlo a Dio e benedirlo. La relazione vissuta così diventa dono e accoglienza. Donando me stesso non mi impoverisco ma genero comunione. Io vado incontro all’altro e sono disposto ad accogliere l’altro per quello che è. Ogni relazione è originale, non può essere racchiusa in rigidi schemi, e per questo mi rapporterò in maniera personale con ognuno, ma anche diversa con la stessa persona in momenti differenti della sua vita. Cercherò di capire dal di dentro lo spirito e i bisogni dell’altro e rendermi responsabile del mio fratello.


È fondamentale che si dedichi alle relazioni il tempo necessario e si trovi un equilibrio tra il tempo che si dedica a Dio, agli altri, alla solitudine.


Allo stesso modo c’è bisogno di uno spazio fisico che permetta di salvaguardare la propria intimità sia nella vita di coppia, che di famiglia, che di comunità o nucleo.


Quando le relazioni tra noi partono veramente dalla relazione autentica e profonda con Dio, dall’offerta, se riconosciamo che siamo dono l’uno per l’altro, che ci ascoltiamo e accogliamo reciprocamente e che in comunione desideriamo andare verso Dio in questo vortice di bene, non avremo timore a mostrare anche il nostro limite, ad accogliere quello del fratello e consegnarli assieme al Signore. Se come popolo nuovo permettiamo veramente allo Spirito Santo di agire in noi e ascoltiamo l’altro nello stesso Spirito, ci sarà un rispetto che non impone le proprie idee ma risveglia e promuove nell’ altro il bello che è in lui e la sua originalità. Riusciremo anche a individuare quel discernimento che ci farà comprendere quando è utile parlare per incoraggiare o correggere, quando invece è preferibile stare nel silenzio, offrendo al Signore e agendo in spirito. Riusciremo a perdonare il fratello che sbaglia, a far ripartire una relazione in crisi, a lasciar andare, accompagnandolo con amore, chi ne è bene che vada, perche non resti legato da un bisogno umano ma possa con maturità prendere in mano la sua vita da figlio di Dio. Anche là dove ci si trova di fronte alle ferite di un rifiuto profondo o di una violenza che ha segnato con pesantezza la vita di un fratello, l’ offerta in comunione ci spalanca le porte per entrare in una unione più profonda col Signore. Comprendiamo allora tutta la preziosità di camminare assieme in nuclei disposti a lasciarsi scavare, a tirar fuori tutto, disposti a chiedere aiuto e lasciarsi aiutare.

In questa comunione avvengono i miracoli!







Rubrica
a cura del nucleo dei medici
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