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L'ansia



L’ansia è uno dei malesseri in continuo aumento nel nostro tempo a tutti i livelli di età: colpisce anziani, genitori, figli, bambini. Al giorno d’oggi siamo immersi in un clima di competizione fortissimo, sul lavoro, a scuola, nello sport ecc. Le persone spesso pretendono aspettative troppo alte per se stesse o per gli altri. Anche i genitori hanno super-attese nei confronti dei loro figli. Tutto questo favorisce l’insorgere del disturbo d’ansia. Specifichiamo che l’ansia è una situazione fisiologica provocata dai normali meccanismi messi in atto dal nostro corpo di fronte ad uno stress (ad esempio, tremarella per un esame), ma diventa patologica quando è sproporzionata rispetto alla situazione che viviamo o immotivata ed è così forte da paralizzarci. In questi casi la medicina ufficiale parla di disturbo d’ansia ed è di questo che tratteremo in questa rubrica. Il disturbo d’ansia può sfociare successivamente in svariate patologie. Constatiamo che un paziente che riceve una diagnosi di disturbo d’ansia viene immobilizzato e marchiato dall’analisi stessa. Noi preferiamo pensare che quella persona stia vivendo, in un dato momento della sua vita, un ostacolo, e che esso possa essere occasione perché la persona si trasformi positivamente, se aiutata e se lo vuole, cosi che possa uscire dalla fatica che vive meglio di quando ne era entrata.


Vorremmo ora andare in profondità parlando di spirito, anima, corpo, preghiera, partendo dalla nostra esperienza di medici del popolo nuovo. Se crediamo veramente che l’uomo è formato da spirito, anima e corpo, se crediamo veramente che la guarigione parte dallo spirito, anche il medico deve lavorare in questo modo, deve andare a vedere dove sono quegli ostacoli che non permettono all’anima di una persona di cogliere ciò che viene dallo Spirito, che non permette alla vita del Signore di scorrere. Sottolineiamo l’importanza che tutto questo il medico lo porti avanti nella comunione universale, nella comunione con il popolo della terra e con il sacerdote nuovo del popolo nuovo.

Cerchiamo ora di spiegare in modo sintetico cosa sono spirito, anima e corpo e la dinamica che intercorre tra essi perché ci possa essere chiarezza. Potete approfondire l’argomento al cap. 13 di “Oltre la grande barriera” e al cap. 2 di “riscrivere la storia nel pensiero di Dio”.



SPIRITO-ANIMA-CORPO


Possiamo immaginare tre contenitori che stanno uno dentro l’altro come le bamboline russe: al centro c’è lo spirito, in mezzo l’anima, esteriormente il corpo.


Spirito


Lo spirito dell’uomo è il centro vitale di una persona perché nello spirito parla lo Spirito Santo, lo spirito dell’uomo si incontra con lo Spirito Santo, che ci permette di conoscere il Signore amarlo e conoscere profondamente il suo pensiero. Quando il nostro spirito si incontra con lo Spirito Santo, ci incontriamo veramente con il pensiero di Dio. Nello spirito c’è la somiglianza con Dio, ed essa cresce sempre di più, in rapporto a quanto cresce la santità di una persona o può scomparire se uno rifiuta Dio. Lo spirito trasmette tutto ciò che riceve all’anima.


Anima


L’anima ha tre forze: memoria, intelletto, volontà. Nella memoria dell’anima fin dal concepimento è impressa l’immagine di Dio, è impressa l’identità e la missione di una persona. Nella memoria dell’anima si fermano i ricordi belli e brutti e le ferite come nel caso dell’ansia. L’anima accoglie quello che riceve dallo spirito e lo trasmette al corpo l’anima accoglie anche ciò che giunge dal corpo e lo trasmette allo spirito.


Corpo


Il corpo è la parte esterna, tangibile in noi. Esprime ciò che ha ricevuto dall’anima e ancora prima, dallo spirito. Coglie ciò che giunge dall’esterno e lo trasmette all’anima.


Cerchiamo ora di cogliere la dinamica tra spirito-anima-corpo. Quanto più il nostro spirito è unito allo Spirito Santo, e l’anima aperta alla sua azione, tanto più essa si risveglia illuminando l’immagine di Dio, la sua identità e missione. L’anima pulita attraverso l’intelletto invia al cervello impulsi puliti e il corpo agisce di conseguenza facendo azioni di bene. Se l’uomo rifiuta Dio lo spirito si chiude all’anima ed essa elabora da sola i propri pensieri che non sono più in Dio. Se si è chiusi allo Spirito Santo, si è aperti a tutti gli altri spiriti (es. spirito moda ecc.).


Avviene anche il passaggio inverso: tutto ciò che il corpo coglie, vede, tocca, sente, lo trasmette all’anima. L’anima attraverso la volontà e l’intelletto filtra gli stimoli esterni che arrivano alla memoria dell’anima e restano impressi come ricordi belli e brutti. Qui, se i canali di comunicazione con lo spirito sono aperti, lo Spirito Santo può agire, può accogliere il bene, immergerlo nel vortice trinitario oppure respingere o eliminare il male. Quindi il bene viene potenziato e il male bruciato. Di conseguenza ciò che si deposita nell’anima, se i canali di comunicazione con lo spirito sono aperti, può essere inondato dall’amore dello Spirito Santo ed esserci una guarigione dell’anima e anche del corpo. L’anima riesce a perdonare e a superare le prove.

Una relazione viva con il Signore e l’offerta della vita attraverso il Cuore Immacolato di Maria sono i canali che aprono il nostro spirito allo Spirito Santo. Così anche i sacramenti; l’Eucaristia è un mezzo potentissimo, è un nutrimento dell’anima, che riesce ad aprirsi e a lasciare penetrare l’azione dello Spirito Santo.


AIUTI che permettono all’anima di essere meno ferita e di conseguenza far star meglio anche il corpo.


Concepimento


E’ importante che avvenga all’interno di un atto d’amore, che ci sia l’offerta e la benedizione della coppia sul figlio. L’anima del concepito ha già tutte le sue facoltà, si trova davanti a Dio e alla scelta per Gesù, seguendolo fino alla croce per risorgere con lui, o per lucifero che prospetta una vita di menzogna con lusinghe e minacce. Per un approfondimento vi invitiamo a consultare il cap. 13 di “Oltre la grande barriera”. Qui vogliamo solo ricordare che un sì al concepimento permette all’anima di ricevere lo Spirito Santo e la sua unzione; l’uomo sarà così facilitato nel corso della vita a seguire Gesù Cristo e a superare le prove. Un no o un sì debole rende l’anima debole, paurosa, presenterà blocchi interiori e malattie. Durante la vita l’anima è sempre libera di cambiare la sua scelta iniziale. La preghiera e l’offerta del popolo aiutano l’anima verso un’evoluzione positiva ma non si sostituiscono a lei.


Gravidanza


Una gravidanza con tanti disturbi, è segnale di qualcosa che non va. Mai come nella gravidanza una donna dimostra quello che è. Facciamo un esempio: se è normale la nausea nei primi tre mesi per una questione ormonale e di adattamento tra mamma e bambino, non lo è per nove mesi. In questo caso bisogna pensare che ci sia un blocco nella relazione mamma-bambino o una grossa sofferenza nella mamma. E’ quindi importante che la mamma che ha grosse ferite e paure che si sono risvegliate in gravidanza sia aiutata ad individuarle e tirarle fuori. Il parto è un dono, è dare la vita, se la mamma ha un blocco come farà a partorire ed ad allattare ed ad avere un sano rapporto fisico col suo bambino?

E’ molto importante il contratto fisico col bambino appena nato. Questo aspetto è sottovalutato nella nostra cultura. Un bambino che è stato nell’utero nove mesi ha bisogno di continuare a sentire la mamma vicino a sé.


Ascoltare gli altri

Come già abbiamo detto nella puntata precedente è importante sapersi ascoltare e insegnare al bambino ad ascoltare le emozioni, a darle un nome, a canalizzarle e imparare ad offrirle al Signore. Viceversa sforzandosi di annullarle, di nasconderle, spesso si manifestano con dei disturbi.

Attenzione! Noi a volte non vogliamo ascoltare le emozioni degli altri perché non riusciamo e non vogliamo ascoltare le nostre. Non siamo in grado di guardare una fatica nostra nell’altro e di aiutarlo a superarla.

Avviene così anche nello spirito: Dio vuole che noi ci esprimiamo, che lasciamo affiorare ciò che abbiamo dentro e, una volta tranquillizzati, possiamo ascoltare la voce di Dio. Questo atteggiamento dovrebbe averlo ciascuno di noi nei confronti dell’altro. Non bisogna dare soluzioni ma ascoltare l’altro, anche nello sfogo e intanto stare nella preghiera offrendo a Dio.


C’è pochissimo ascolto in questo modo, ci sono persone che vivono grandissime sofferenze e che non riescono a comunicare. C’è pochissimo ascolto perché ascoltare un altro sovente risveglia in noi delle sofferenze ed è più semplice accantonare il problema, alzare dei muri. L’ascolto sarebbe di per sé già terapeutico sia per chi viene ascoltato, sia per chi ascolta. In questo siamo già tutti medici. Siamo più pronti ad ascoltare le persone lontane mentre per chi ci è vicino ci risulta più difficile. Madre Teresa diceva di ascoltare l’altro come se in quel momento fosse per noi l’unica persona esistente al mondo. Ascoltare l’altro ed accoglierlo per quello che è, per quello che sta vivendo, ascoltare lo Spirito Santo in lui, benedirlo. Qui possiamo comprendere l’importanza di un nucleo dove ci si ascolta, ci si accoglie, ci si offre l’uno per l’altro, dove ci si sente promossi e scorre la vita di Dio che trasforma.


Ascoltare Dio


E’ fondamentale per tutti quanti, tutti i giorni mettersi nell’ascolto del Signore proprio per instaurare una relazione viva con Dio, scendere nella profondità del nostro spirito per incontrare quello che il Signore vuole mettere dentro di noi. Ascoltare la Parola di Dio illuminata dallo Spirito Santo, meditarla nel silenzio, sono per noi aiuti importantissimi che ci nutrono.


Contatto con la natura e la creazione


Il contatto con la natura ci può aiutare a superare momenti d’ansia. Guardare un prato verde, una catena montuosa ci manda un impulso positivo all’anima e così attraverso i nostri occhi possiamo comunicare direttamente con l’anima aiutandola ad aprirsi.


Situazione famigliare armoniosa


Un clima armonioso e sano per i figli si crea quando la coppia vive la fiducia in Dio e l’offerta, quando il bambino può crescere assorbendo questo dai genitori, quando sente su di sé la fiducia che il padre e la madre gli danno, quando viene accolto nella sua originalità in Dio e non gli viene imposta la personalità che i genitori hanno immaginato per lui.


CASI clinici


Ci sono tantissime persone veramente ferite nella società in cui viviamo.

Esaminiamo ora dei casi. Abbiamo estrapolato una frase significativa per ogni paziente che si presentava con disturbi d’ansia.


A: Si lamenta di insonnia, di ansia, di agitazione, di affanno. Dice: “Ho troppo da fare”.

Che cosa si nasconde dietro a queste parole?


1. Mi cerco sempre qualcosa da fare perché non sono capace di stare da solo con me stesso e con il Signore, quindi devo in continuazione trovarmi qualcosa da fare o da sentire (esempio: televisione accesa, musica, shopping ecc…?) Non riesco o non voglio ascoltare il silenzio che è l’assenza di tutti i suoni tranne quello di Dio? Correre da una parte all’altra, non stare mai fermo non è un buon segno. È necessario trovare un equilibrio tra la parte attiva e contemplativa. La società ora ci spinge a questa frenesia.


2. Mi cerco sempre qualcosa da fare perché non faccio una vita a mia misura, non mi conosco in profondità, non riesco a fare delle scelte che tengano conto della mia originalità e dei miei limiti, prendo impegni superiori alle mie forze?


B: E’ sempre arrabbiata, sempre stanca, con insonnia. Dice: “Io devo essere perfetta”.

Che cosa si nasconde dietro a queste parole?

Non accetto i miei limiti, non accetto di essere forte nella debolezza, non accetto di presentarmi al Signore per quello che veramente sono. Forse fin da piccola mi è sempre stato inculcato che devo essere perfetta.


C: Continua a girare sui suoi problemi. Dice: “Se penso mi impantano”, “Allora se ho fatto quell’errore è perché… e allora vuol dire che io… e allora avrei dovuto… e allora non sono abbastanza offerto… e allora… e allora… e allora…”.

Che cosa si nasconde dietro a queste parole?

Probabilmente sono centrato su me stesso, la mia vita non è consegnata a Dio.


D: Ha paura di uscire di casa, è completamente paralizzata, vuole avere tutto sotto controllo, non delega niente a nessuno, ha sempre male al collo. Dice: “Va sempre tutto bene”.

Che cosa si nasconde dietro a queste parole?

Qui si aprono due scenari: c’è chi dice “va sempre tutto male” e chi dice “va sempre tutto bene”. Il primo non si ammalerà mai ma farà ammalare tutti quelli che gli stanno attorno, non ha quasi niente ma si lamenta in continuazione, appena risolve un problema se ne va a cercare un altro. Il secondo affoga realmente nei problemi ma dice che va sempre tutto bene. Non parliamo qui di chi ha consegnato veramente la sua vita al Signore e ogni cosa che le accade viene valutata come un bene in Dio, vivendo la pace e la gioia, pur con gli umani momenti di debolezza. Se invece dico che tutto va bene e manifesto tanti disturbi sono una persona che nasconde, che non ha il coraggio di ascoltare, accogliere, esprimere ciò che di me affiora di negativo. Forse perché mi è sempre stato insegnato a mascherarlo, magari anche sotto a un finto sorriso. Spetta a ciascuno di noi fare discernimento per capire se una rabbia o un sentimento negativo è uno sporadico momento di sfogo, che è umano, in un cammino di vita serena offerta a Dio o è un continuo ribollire dentro mascherato. In questo caso si manifesterà con dei disturbi.


E: Non riesce ad affrontare gli esami all’università, davanti al professore non riesce a parlare e dice: “Io sono sempre stato giudicato fin da piccolo”.

Perché?

Se in questo giudizio mi sento veramente ferito poi faccio fatica ad aprirmi verso l’esterno. È la scuola che qui dovrebbe farsi un “mea culpa”. Infatti dovrebbe proporsi di accompagnare ogni bambino fin dove può arrivare, spesso invece fa l’opposto: tutti devono arrivare ad un certo livello e chi non lo raggiunge viene giudicato negativamente. La stessa cosa può avvenire anche in famiglia.


F: Si sente soffocare e dice: “Io non posso farcela, non ce la farò mai, non avrò abbastanza soldi, morirò di fame ecc…” e “io nella vita ho vissuto troppo dolore”.

Perché?

Qui dipende dalla mia capacità di offrire, consegnare al Signore, aver fiducia in Lui. E’ da osservare come persone che hanno vissuto grandissime ferite sono serene e vanno avanti, altre che per problemi apparentemente semplici e banali sviluppano ansia e depressione.


G: È costantemente preoccupata per tutto ciò che potrebbe succedere agli altri. Dice: “Ho paura che capiti qualcosa a mio figlio; sono preoccupata per mio marito”. Perché?

Probabilmente ho vissuto ciò che la medicina ufficiale definisce ansia post-traumatica, cioè un disturbo che insorge dopo un evento traumatico come ad esempio un incidente d’auto.


PERCHE’ succede?


Esaminando in profondità questi casi possiamo vedere che c’è un denominatore comune sotto tutte le situazioni di disagio: non voler consegnare con piena fiducia la propria vita a Dio. Questo non permette allo Spirito Santo di agire pienamente dentro alle anime che così risultano intrappolate e chiuse.

Un altro motivo che può creare in noi una predisposizione a determinati disturbi sono le nostre radici familiari. L’uomo infatti non solo ha un corredo genetico somatico ma ha anche un corredo genetico spirituale. Dal momento del concepimento quindi portiamo in noi le tracce del bene e del male delle generazioni precedenti che influenzano la nostra vita e le nostre scelte ed anche si ripercuotono sul nostro corpo cosicché all’interno di una stessa famiglia si possono manifestare le stesse patologie.


COME CURARE il disturbo d’ansia?


  • Non assumere subito psicofarmaci. Questi farmaci infatti non permettono alle anime di comunicare ed elaborare le sofferenze, ma bloccano la situazione che poi si manifesterà in altro modo.

  • Rimuovere eventuali cause esterne che non permettono di vivere una vita ad un ritmo sano.

  • Cercare di scoprire, anche con l’aiuto di una terza persona, il limite e le ferite che intrappolano l’anima.

  • Entrare in una relazione viva e integra con il Signore. Da questa relazione scopriamo che Dio ci ama così come siamo con i nostri limiti e le nostre patologie e che per lui siamo importanti. Questo rapporto fa sì che ricambiamo l’Amore del Signore e sviluppiamo fiducia nei suoi confronti e il desiderio di abbandonarci a Lui. Capiamo anche che Dio ci vuole felici e risorti perché ci vuole suoi figli, impariamo a perdonare noi e gli altri ed apriamo la strada alla vera conoscenza di noi stessi. Grazie a quanto scaturisce da questa relazione con il Signore siamo liberi di consegnarli i nostri disturbi offrendoli per noi e per coloro che vivono la nostra stessa situazione. Infatti quando la malattia diventa offerta al Signore apre le strade a tante anime che vivono le nostre stesse fatiche. Grazie a questa offerta apriamo il nostro spirito all’azione dello Spirito Santo che tocca con il Suo Amore la memoria dell’anima e ci guarisce, perché la vera guarigione prevista dal Signore parte dallo spirito ed è resurrezione. Messo nelle mani di Dio questo disturbo non solo non ci ostacola ma può trasformare noi e la realtà che ci circonda. Diventano così concrete le parole di San Paolo “Quando sono debole è allora che sono forte”[i].

Nella nostra esperienza abbiamo casi, anche di giovani, ai quali è stata diagnosticata una malattia inguaribile, che, una volta che hanno compreso che offrendola al Signore avrebbero potuto aiutare tante anime, vivono la propria malattia in un modo trasformato e risorto, accogliendo con gioia la propria missione sacerdotale.

Abbiamo visto anche casi di bambini che con estrema velocità e naturalezza hanno accolto il loro disagio vivendolo e offrendolo non a parole ma concretamente. Spesso sono invece i familiari ad avere difficoltà ad accettare la malattia dei figli.

Questi passaggi di cui abbiamo parlato non sono realizzabili se un’anima è completamente paralizzata perché ha chiuso la comunicazione con il suo spirito. In questo caso è necessario attuare delle strategie perché acquisti fiducia. Ad esempio, se una persona non riesce più a salire sul treno bisogna spronarla a farlo. Questa riacquistata fiducia, se pur in piccoli gesti, aprirà uno spiraglio nella sua anima alla comunicazione con lo spirito.


A volte è necessario un intervento di uno psicoterapeuta che deve essere scelto con accuratezza.


Ci sono casi in cui è opportuno utilizzare dei farmaci che possono essere allopatici, sia chimici che naturali, oppure omeopatici. Bisogna sceglierli con attenzione, tenendo presente che i farmaci non hanno lo stesso effetto sulla persona e che la reazione al farmaco è diversa a seconda dello stato di ogni individuo. Si può brevemente affermare che lo psicofarmaco indebolisce la persona ma dà una sensazione di sollievo immediata. Il prodotto naturale è meno violento, il rimedio omeopatico agisce a un livello energetico, ma entrambi se da un lato non modificano la natura del paziente, dall’altro richiedono da parte sua maggior collaborazione nel voler guarire.


PARENTI e persone che accompagnano il malato


È bene:

  • Immergersi nella preghiera appena viene diagnosticata la malattia per chiedere la luce e per trovare medici ed operatori sanitari adeguati.

  • Accompagnare il malato che soffre di disturbo d’ansia in quanto questo non è in grado inizialmente di prendere in mano la situazione da solo.

  • Trasformare il senso di impotenza, che nasce dal vedere il malato soffrire, in offerta a Dio abbracciando la croce insieme a lui e vivendo il proprio sacerdozio fino in fondo.

  • Benedire sempre il malato, tenendo presente dell’aiuto degli strumenti straordinari e della comunione universale.

  • Parlare allo spirito del malato attraverso lo Spirito Santo nella preghiera.

  • Avere un sano equilibrio con il malato costruendo una relazione che da un lato lo rispetti, lo ascolti e lo accolga e dall’altro sappia intervenire al momento giusto per spronarlo.

  • Comprendere che il malato reagisce con un meccanismo diverso rispetto a chi non manifesta questi disturbi. Spesso le sue reazioni che risultano incomprensibili ai parenti, li intimoriscono o innescano in loro sensi di colpa, per il malato sono soltanto momenti di sfogo che, una volta superati, non lasciano traccia.

  • Essere consapevoli che anche il malato, come ognuno di noi, è responsabile della propria vita.

  • Considerare che noi possiamo dare al malato tutti gli aiuti necessari ma, in ultima istanza, la guarigione dipende da lui. Nessun farmaco, nessun medico, nessun psicoterapeuta può guarire il malato se non è lui a prendere in mano la sua vita e la volontà di guarire.






[i] 2Corinzi 12,7-10


Rubrica
a cura del nucleo dei medici
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