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La morte



L’argomento che oggi desideriamo trattare è la morte e, in genere, già solo questa parola ci spaventa.

Perché? E’ necessario porci degli interrogativi a questo riguardo e a maggior ragione se ci definiamo cristiani. Sappiamo infatti che la morte non è stata creata da Dio, non è nel Suo pensiero ma è entrata nella creazione per l’invidia di Lucifero. Dio è vita e porta solo vita generando e rigenerando in continuo. Lucifero, Satana e il loro alito sono corruzione e morte per l’uomo e l’intero creato. Con la ribellione di Lucifero la battaglia è stata ingaggiata e continuerà fino alla fine dei tempi. Da una parte c’è Dio che crea e porta vita con chi Gli è fedele, dall’altra si è schierato Lucifero che distrugge con gli spiriti che si uniscono a lui. In Cristo, però, Lucifero e i suoi sono già stati vinti e così la morte che da lui deriva.


La morte si presenta sotto due forme: la morte fisica e la morte spirituale.


La morte fisica tocca ogni uomo dopo il peccato originale, la morte spirituale colpisce coloro che appartengono a Satana e che si escludono dall’amore di Dio e dalla Sua grazia.

Durante la vita terrena la morte spirituale si identifica con quella chiusura del nostro spirito che non permette al Signore e allo Spirito Santo di agire dentro di noi e che, al capolinea della nostra esistenza nel corpo, può giungere al rifiuto totale per Gesù e alla scelta definitiva per Lucifero che conduce alla dannazione eterna. Lungo il trascorrere della nostra vita possiamo affrontare con Gesù quotidianamente la morte spirituale e vincerla, morendo a noi stessi, cioè al nostro egoismo, nelle numerose occasioni che ci si presentano. L’uomo infatti ha la possibilità di sconfiggere Satana e la morte spirituale accogliendo Gesù, offrendogli la vita, amandolo, lasciandosi trasformare da Lui e vivendo con Lui. Ed è proprio su questi punti che vuole incidere il cammino della nuova medicina proponendo un percorso di risurrezione nel quale al centro non è la guarigione fisica ma il superare ogni alito di morte spirituale col Signore per poterlo godere in pienezza. Il nostro passaggio sulla Terra è in funzione di prepararci alla vita eterna. Per un battezzato la prima missione è affrontare e sconfiggere assieme a Cristo il peccato, Satana e la morte spirituale che hanno ancora potere sulla Terra per provare la fedeltà dell’uomo e la sua scelta per Dio.


La morte fisica sarà l’ultima ad essere annientata alla fine dei tempi. Se nel percorso terreno avremo davvero maturato l’incontro con Cristo, la morte fisica potrà diventare per noi amica perché è solo il definitivo passo di un cammino di morte e risurrezione quotidiana, l’ultima offerta di un continuo quotidiano offrire, un passaggio che ci fa entrare nella vita in pienezza. Se non c’è stato questo percorso, nell’uomo che si avvicina alla morte fa breccia la paura, alimentata da Lucifero e dalle schiere infernali.


Come medico e come donna ho assistito numerose persone prossime alla morte e ne ho viste numerose morire, ne ho incontrate alcune molto arrabbiate e altre dalle quali traspariva una grande santità. Ho visto sopraggiungere la morte dopo lunga malattia, la morte causata da eventi inaspettati e improvvisi e la morte per vecchiaia. Ho notato che, sia in colui che la sta incontrando, sia in colui che è a lui prossimo, c’è un nesso comune nell’affrontare la morte: essa svela la vera essenza di ciascuno di noi. Di fronte a lei non ci si può nascondere.

Facendo memoria delle parole che più spesso vengono espresse quando ci si trova ad avere a che fare con la morte notiamo che sono le stesse che ciascuno di noi pronuncia durante la vita, con la sola differenza che nel momento estremo emergono più chiaramente, senza barriere, senza maschere. Nella maggioranza dei casi sono parole che denotano impreparazione all’evento, attaccamento a se stessi e mancanza di vera fiducia in Dio.

Tipiche espressioni, quando si tratta di grave malattia, morte improvvisa o decesso di persona giovane sono:

“Perché è capitato a me?...a lui?” “Proprio una persona così buona…” “Dov’è Dio che permette ciò?”

Quasi sempre sono parole che mostrano paura.


La prima paura riguarda ciò che ci sarà dopo. “Che cosa ci sarà dopo?”, “che cosa mi aspetta?”.

C’è la paura di non sapere di che morte si morirà e/ o di come sarà la morte. E’ la paura dell’ignoto, di ciò che non si può conoscere e provoca insicurezza.

O, ancora, di perdere una persona. Essa è presente in entrambe le parti, sia in chi sta abbandonando la vita terrena e si troverà a lasciare i suoi cari, sia in chi resta in questo mondo e sente venir meno la vicinanza della persona amata.

C’è poi la paura di non essere riusciti a fare tutto ciò che ci si era prefissati nella vita.

C’è la paura del dolore sia fisico che spirituale.

C’è la paura del degrado fisico, specialmente se manca la consapevolezza e l’esperienza che il proprio spirito si sta elevando e la fiducia che anche il corpo si trasformerà.

C’è un senso di impotenza, soprattutto da parte dei parenti, degli operatori sanitari, che non accettano che non si possa più far nulla per mantenere la vita del corpo.

La sensazione di separazione coinvolge soprattutto persone che hanno vissuto grosse esperienze di separazione nella loro infanzia e vivono un senso di lacerazione profonda perché queste loro ferite non sono state consegnate al Signore e l’anima è stata guarita dallo Spirito Santo.

Si manifesta, ancora, la sensazione di fine, per chi vede la vita come una corsa durante la quale ad un certo punto si sbatte contro un muro e tutto finisce, tutto non ha senso.


Fin qui abbiamo fatto un quadro di quello che si vive nel mondo che purtroppo coinvolge anche un grandissimo numero di cristiani.

A questo punto ci domandiamo: perché tutte queste paure?

Come ci dice S. Raffaele la paura della morte sta in ogni uomo e da essa nasce ogni altra paura, come conseguenza del peccato originale e della perdita dell’ originaria immortalità.

In quanto cristiani dovremmo sapere altresì che questa paura può essere sconfitta offrendo a Dio la vita e la morte ma, facendo un’analisi di ciò che accade al giorno d’oggi, notiamo che raramente la percezione di un cristiano si differenzia da quello di chi non ha conosciuto Cristo.

Si deve riconoscere che anche la maggioranza dei cattolici praticanti vive immersa nello spirito del mondo che offre una certa sicurezza, mentre teme di accogliere lo spirito di Cristo che è scomodo in quanto porta ad uno sconvolgimento del proprio pensiero e delle proprie abitudini. I più vivono così, anche senza esserne pienamente coscienti, ancorati alla morte spirituale e hanno purtroppo paura di andare verso Cristo.

Possiamo quindi affermare che una così diffusa grossa paura sta nel fatto della mancanza di fede autentica.


Come popolo nuovo vogliamo pensare con responsabilità a come “essere diversamente”, a come non farci schiacciare da uno spirito che opprime la vita. Uno dei mandati di Gesù è cacciare i demoni e noi li cacciamo anche quando allontaniamo queste paure e viviamo sereni , risorti in Cristo. L’argomento morte, dunque, ci sollecita ad una verifica del nostro credere e ad una scelta: accogliere Cristo nella nostra vita o tenerlo fuori diventando schiavi di altri spiriti. E in questi tempi diventa una scelta non solo di singoli ma anche di un’umanità che vuol vivere col suo Signore. E’ a questo che la nuova medicina, il medico, il sacerdote nuovo e tutto il popolo nuovo vuole tendere per accompagnare poi ogni anima di buona volontà. Vogliamo essere portatori di fede e di speranza perché esse sono dentro di noi, vogliamo testimoniare che l’unico modo per vincere la morte è accogliere la redenzione di Cristo in noi e tra di noi.


Ci domandiamo quindi:

Come il popolo nuovo può prepararsi alla morte perché non ci colga di sorpresa?

Come può accompagnare le persone malate e anziane?

Certamente alla base sta il vivere le tre leggi cardini del Regno di Dio ossia offerta della vita a Gesù attraverso Maria, integrità, comunione.

E’ importante, durante il trascorrere dei nostri giorni, entrare in quel silenzio verginale di cui spesso abbiamo parlato e crescere nell’armonia e nell’equilibrio.

E’ fondamentale incontrare tutti i giorni il Signore per conoscerlo amarlo e al momento della morte riconoscerlo. Il desiderio di ritrovare Gesù, l’amato, colui che ha dato tutto per me, che ha guidato la mia vita, che non ha mai mancato di rialzarmi, di proteggermi, di perdonarmi, di dimenticarsi dei miei limiti e peccati, velocizza l’incontro con Lui e annulla quell’attacco finale che Lucifero vuole sferrare nell’ultimo combattimento.

Se poi nella quotidianità avremo avuto familiarità in spirito con quelle realtà vive, che sono gli angeli, i santi defunti, i fratelli e le sorelle fedeli a Dio nell’universo, le anime del purgatorio per cui abbiamo pregato e quelle che abbiamo battezzato, anche se perlopiù invisibili ai nostri occhi, esse ci verranno incontro in quel momento e Abbiamo quindi, come popolo, davanti a noi, un futuro di luce ed è giunto il tempo di incarnare la Grazia in tutti i momenti e le dimensioni della vita! Facciamolo per noi, per trovarci preparati e vigilanti all’incontro con il Signore, facciamolo per le tante anime che non l’hanno conosciuto ma che hanno bisogno di una nostra risposta di un nostro sì integro al Signore per avere l’opportunità di incontrarlo, riconoscerlo, abbracciarlo ed entrare nella vita eterna. ci aiuteranno ad indirizzarci verso la luce e a farci partecipi della loro gioia.

Già il vivere così è evangelizzazione e testimonianza per chi abbiamo accanto.

Vivendo in noi la fede, la speranza, la gioia e la certezza di incontrare il Signore, possiamo accompagnare una persona prossima alla morte.

Se avremo fatto un cammino di libertà interiore, se avremo sviluppato un amore che non è possesso o attaccamento ma ha lasciato libero l’altro e l’ha orientato verso il Salvatore, saremo pronti in quell’ultimo momento a lasciarlo andare con serenità, affidandolo a s. Michele perché lo prepari all’incontro definitivo con Cristo. Il nostro distacco interiore ci permetterà, altresì, di accoglierlo meglio in tutti quelli che sono i suoi reali bisogni, di ascoltarlo nelle fatiche e stare in comunione con lui nel silenzio.

Vi invitiamo, quando venite a conoscenza di un vostro caro che ha una malattia grave che presumibilmente lo conduce in breve tempo alla morte, a non concentrarvi su questo evento che potrà accadere, ma ad incanalare tutte le vostre energie per vivere bene il momento presente accompagnando con serenità e fiducia questo figlio di Dio verso le realtà ultime, preparandolo all’incontro con s. Michele e all’abbraccio con il Signore e Salvatore.


Se in vita saremo orientati verso un percorso di integrità non ci sarà difficile trovarci accanto ad un malato o ad un moribondo parlando con lui della sua situazione con delicatezza ma nella verità. Ad essa va accompagnato con amore e con tutto quanto sopra abbiamo detto.

Il malato, sia esso anziano, adulto o anche bambino, ha bisogno della verità riguardo la sua malattia e la sua prossimità alla morte. In realtà si è visto che il malato dentro di sé è sempre consapevole della sua condizione e ha un estremo bisogno di parlarne. Si è osservato che, nel caso in cui attorno a lui ci sia un clima di insincerità in cui gli viene negata la verità, egli sta a questo gioco, quasi per non addolorare chi gli è vicino e colpevolizzandosi, ma tutto ciò provoca nel malato sofferenza spirituale, psicologica e fisica che può manifestarsi in svariati modi.

Sarà bene ascoltare chi si avvicina alla morte ed aiutarlo a individuare e sciogliere quei punti necessari per trovarsi in pace con Dio, con se stesso e con gli altri. Si farà il possibile perché in lui scorra lo Spirito Santo e siano tolti quegli eventuali blocchi ancora presenti nella comunicazione tra spirito anima e corpo. Qui vediamo quanto sono preziosi il sacerdote, il medico ma anche i membri del popolo che pregano, si offrono e donano secondo la propria originalità.

Il contatto fisico è un altro elemento necessario a chi sta lasciando la vita terrena. Mentre il suo corpo si sta degradando, è importantissimo avere accanto chi sa andare oltre l’aspetto fisico temporaneo e sa guardare al suo essere figlio di Dio che va verso la vita eterna e che un giorno ritroverà anche il proprio corpo trasfigurato e glorioso.

Quanto è importante per noi poterci trovare al capolinea della vita affiancati da chi condivide i nostri stessi valori incontrando la morte uniti nella comunione!

Abbiamo quindi, come popolo, davanti a noi, un futuro di luce ed è giunto il tempo di incarnare la Grazia in tutti i momenti e le dimensioni della vita! Facciamolo per noi, per trovarci preparati e vigilanti all’incontro con il Signore, facciamolo per le tante anime che non l’hanno conosciuto ma che hanno bisogno di una nostra risposta di un nostro sì integro al Signore per avere l’opportunità di incontrarlo, riconoscerlo, abbracciarlo ed entrare nella vita eterna.






Rubrica
a cura del nucleo dei medici
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